domenica 30 giugno 2013
sabato 29 giugno 2013
venerdì 28 giugno 2013
giovedì 27 giugno 2013
mercoledì 26 giugno 2013
bites # 53 | le pas (piotr kamler)
1975
martedì 25 giugno 2013
lunedì 24 giugno 2013
domenica 23 giugno 2013
mothlight | stan brakhage
Luce di falena: pulsante, volatile, morente.
Eccezionalmente, in Mothlight, Brakhage non dipinge la pellicola e non
graffia l'emulsione (anche qui, come in Len Lye, la cinepresa è bandita e
la tela sovrana). Tenta invece un
collage bruto, sacrilego: su due code di pellicola trasparente incolla
ali e arti d'insetti, petali di fiori, rametti, fili d'erba e foglie
secche, ridonando nuova vita a quei corpicini morti con una stampante
ottica. Il baziniano complesso della mummia può farsi letterale –
eternati nel loro sarcofago di celluloide, trafitti dalla luce del
proiettore, possono danzare a vene scoperte, schiantati l'uno
sull'altro, di frame in frame, come reliquie inquiete di una primavera
lontana (Dead Spring era il suo titolo di lavorazione). Se il cinema può
imbalsamare alla lettera il mondo reale con rivoluzionario candore, per
contrappasso la collisione materica sublima in massima astrazione, la
lirica tassidermica esplode in frammenti mentali, diviene animazione
sincopata, haiku seppiato.
1963
1963
You could say Brakhage puts the “anima” back into animation, reanimating the dead, painstakingly affixing the remains of dead insects, leaves and the like onto the film strip, and feeding it through the projector back to life. Of course, the principle of film projection is the illusion of life through light, with the audience gathering to watch like moths attracted to a lamp: the beauty of Mothlight is the way Brakhage evokes the moth not through cartoon mimicry, but by the fragile sensation of its movement, batting against the screen, hurtling in descent. The effect is exhilarating and terrifying. Mothlight is a one-take aria, a breath of life that ends with its subject’s death.
sabato 22 giugno 2013
venerdì 21 giugno 2013
giovedì 20 giugno 2013
mercoledì 19 giugno 2013
martedì 18 giugno 2013
lunedì 17 giugno 2013
domenica 16 giugno 2013
sabato 15 giugno 2013
venerdì 14 giugno 2013
giovedì 13 giugno 2013
mercoledì 12 giugno 2013
martedì 11 giugno 2013
lunedì 10 giugno 2013
la volpe e la lepre | yuri norstein
Sin dalle prime animazioni realizzate insieme ad Arkadiy Tyurin e Ivan Ivanov-Vano, è gioco facile riconoscere nell'opera di Norstein lo sguardo e la tempra di un maestro assoluto. Esordisce nel 1968 con 25 ottobre, il primo giorno, resoconto della Rivoluzione d'Ottobre in forma di collage agit-prop, e già i disegni anni '20 di Petrov-Vodkin e Nathan Altman chiamati a glorificare l'anniversario, veri brandelli d'arte costruttivista, servono umilmente da ritagli animati, come frammenti di un discorso cromaticamente conflittuale e insoluto. Dopo il tchaikovskiano Stagioni, è la volta del suggestivo La battaglia di Kerzents (dall'opera musicale di Rimsky-Korsakov), epica rivisitazione della leggenda dell'omonima città invisibile, nascostasi tra i flutti di un lago per ingannare i Tartari invasori; di nuovo, la genialità è nella fattura di quest'arabesco lavico, percorso da icone tradizionali provenienti da affreschi e miniature medioevali. Seguono le due splendide favole ispirate al folklore russo, La volpe e la lepre e L'airone e la cicogna, e i capolavori che l'hanno reso universalmente celebre, berceuses di levità chagalliana: Il riccio nella nebbia, molto amato da Miyazaki e omaggiato da Bjork/Gondry in Human Behaviour, e l'autobiografico Racconto dei racconti, eletto miglior film d'animazione di tutti i tempi alle Olimpiadi dell'Animazione di Los Angeles (1984). Da allora, lavora con instancabile perizia e immutata lucidità all'adattamento animato de Il cappotto di Gogol', atteso, ormai, da oltre trent'anni.
[filmografia completa]
25 ottobre, il primo giorno (1968)Stagioni (1969)
La battaglia di Kerzents (1971)
La volpe e la lepre (1973)
L'airone e la cicogna (1974)
Il riccio nella nebbia (1975)
Il racconto dei racconti (1980)
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domenica 9 giugno 2013
sabato 8 giugno 2013
venerdì 7 giugno 2013
giovedì 6 giugno 2013
mercoledì 5 giugno 2013
martedì 4 giugno 2013
lunedì 3 giugno 2013
domenica 2 giugno 2013
bites #30 | altair (lewis klahr)
1995
saut ma ville | chantal akerman
Saut ma ville è il corto d'esordio della belga, autrice/attrice di una performance a suo dire chapliniana, convulsa e grottesca, omaggio esagitato e naif al primo Godard. Vicino alla vena anarchica e auto-distruttiva di Pierrot le Fou, prima folgorazione cinefila della quindicenne Akerman, Saut ma ville fa a pezzi la prigione domestica con stizza comica, per ansimare, canticchiare ed esplodere insieme alla sua giovane protagonista, libera, per una volta, di sovvertire l'ordine domestico ed emanciparsi dal consolidato diktat maschilista. L'ossessione per lo spazio chiuso e totalitario della casa troverà ampio spazio nella filmografia a venire, dal recente Là-Bas al capo d'opera Jeanne Dielman (secondo Rosenbaum, un sostanziale remake dell'esordio breve), e la nuda dichiarazione d'intenti verrà ribadita, con minor vivacità politica e maggior compostezza formale, anche nei successivi La chambre e Hotel Monterey, nature morte claustrofile ed austere, affini, per l'algido geometrismo, al coevo cinema strutturale (Snow in primis), da lei scoperto nella New York dei primi anni '70 grazie all'assidua frequentazione degli Anthology Film Archives.
1968
Her unique mixture of narrative, avant-garde, and documentary influences was apparent from the very first [short].No one else made films like hers.
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THINGS WE LOST IN FIRE
sabato 1 giugno 2013
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